Umbria, il giardino di Dio

Il Maestro Michelangelo Pistoletto ha realizzato il segno del Terzo Paradiso con elementi naturali (ulivi), presso il bosco di San Francesco ad Assisi (curato dal FAI).
Il Terzo Paradiso riprende l’idea di una ricerca fenomenologica-percettiva e non soggettiva dell’artista, a partire dallo studio delle prospettive di Piero della Francesca dove arte e scienza si fondono e avanzano con pari grado di conoscenza, all’interno di rapporti geometrici, sospesi tra trascendenza e umanità.
Il primo cerchio rappresenta il paradiso originario, inconsapevole, in cui l’uomo viveva in perfetta armonia con la natura.
Il secondo cerchio, di polo opposto, manifesta lo sviluppo di un paradiso artificiale, costruito sulla conoscenza, in cui l’uomo, con lo sviluppo della civiltà moderna, si è affrancato sempre più dal mondo naturale.
Il terzo cerchio indica l’equilibrio che, responsabilmente e nel tempo (durata temporale) viene ricercato tra il polo dell’inconsapevolezza, totalmente naturale e il polo della consapevolezza, totalmente artificiale.

Proseguendo la ricerca femomenologica del Maestro Michelangelo Pistoletto, legata all’oggetto “MetroCubo d’Infinito”, si potrebbe passare da un universo chiuso ed infinito definito dalle lastre di specchi legate tra loro ad un oggetto per il quale sia consentita la rotazione sull’asse centrale verticale e l’utilizzo di lastre fotosensibili alla luce, immedesimando così un universo che consenta di entrare visivamente all’interno del cubo e di interagire, attraverso le “possibili” trasparenze, con il mondo circostante, tangibile, reale che entra a far parte dell’universo intangibile e spirituale, infinito e possibile, all’interno del cubo, con l’interazione di sempre nuove ed infinite casaualità, le interazioni con tutti i layer possibili proposti dal mondo reale e i riflessi del mondo che divenendo il “presente” di un universo sempre diverso e in continuo rinnovamento, mostrano il futuro degli oggetti che si vanno via via formando.
Oltre ogni possibile definizione, permane un senso d’indecifrabilità dell’oggetto, un mistero gelosamente custodito, disvelato per frammenti così come nel definire il contorno di una coppa cerchiamo di assegnae un posto, un senso definito all’oggetto: diversamente, nel suo rapporto di trasparenza col mondo, assume i molteplici e mutevoli profili, in una doppia relazione del mondo nell’oggetto e dell’oggetto che abita il mondo.
La zona PIP in località Padule del Comune di Cascia è inserita in un catino naturale, circondato da alture e separato dal centro storico di Cascia da una collinetta che né impedisce qualsiasi relazione, anche visuale.
Nello stesso tempo l’inserimento del nuovo insediamento produttivo all’interno di un contesto totalmente naturale crea un effetto di totale straniamento.
Lo stato di degrado delle aree e di alcuni manufatti amplifica ulteriormente la percezione di un luogo “non luogo”, dove non è possibile riconoscere le ragioni culturali che identificano la città storica e dove non si ritrova neanche il senso di appartenenza con la natura circostante.
Il rapporto natura-cultura, nel quale la natura è forma e la cultura è contenuto della natura che si rivela nel paesaggio, si contrappone al non-paesaggio, o all’anti paesaggio dell’utopia tecnologica, la quale vuole un mondo interamentea urbanizzato e industrializzato.
Il progetto propone la realizzazione di un percorso ideale, simile al gomitolo di lana, donato da Arianna, che ha consentìto a Teseo di sfuggire al Minotauro, seguendo a ritroso la traccia o il ricordo dei passi compiuti nell’addentrarsi all’interno del labirinto. Ritornare sui propri passi per ritrovare la necessaria armonia tra la natura e l’uomo: oggi è indispensabile ristabilire un nuovo punto di equilibrio all’interno della frenetica attività di trasformazione che caratterizza l’uomo moderno, prometeicamente rivolto allo sfruttamento delle risorse naturali e scarsamente interessato a riconoscersi orfeicamente nella natura spirituale e poetica del paesaggio.
È altrettanto importante riconoscere nel paesaggio l’immagine storica dellla propria identità che ristabilisce, per l’uomo, la dimensione tolemaica e antropocentrica rispetto all’universo creato, contrapposta alla natura copernicana della scienza, costantemente lanciata in avanti e avvolta da una spirale relativistica che pone l’uomo di fronte ad un progresso esasperato che lo sta spingendo al di fuori del suo stesso mondo.
La città storica si soggettivizza mentre il viandante percorre le sue strette vie e i suoni risuonano nitidi sul selciato e i muri di pietra; d’altronde la medesima città, all’interno del paesaggio che la ospita e sostiene, è un oggetto distinto e definito nello spazio della natura che avvolge e adorna le sue forme.
Il progetto realizza un sistema di relazioni spaziali che offrono lo stimolo per rivisitare le architetture del Santuario di Santa Rita e delle chiese dedicate a Sant’Agostino, San Francesco, Sant’Antonio Abate, Santa Maria della Vestizione: la stessa storia della città e il senso profondo che essa riveste si riconoscono interamente nello spirito dei suoi principali monumenti.
Così come si sfoglia l’album di famiglia per riconoscere le somiglianze e le affinità esistenti tra soggetti che appartengono a generazioni diverse, le più significative architetture evidenziano i caratteri che ancora oggi testimoniano le ragioni poste alle fondamenta del piccolo ma importante centro umbro e del suo perpetuarsi nel tempo.
La presenza della stazione locale del Corpo Forestale dello Stato all’interno dell’area produttiva di Padule, la sua collocazione in un ambito totalmente naturale, lo stato di degrado e quasi di abbandono di alcuni edifici ed aree libere, lasciano spazio all’ipotesi di una riconversione dell’intera area, sempre all’interno del settore produttivo, ma legata alla progettazione, produzione, manutenzione e cura del verde, con la creazione di specifici spazi ed infrastrutture rivolte alla fruizione per il tempo libero.
Il percorso pedonale-ciclabile, la ludoteca – centro di aggregazione per giovani e anziani, il giardino con roseto, le serre con la coltivazione dei fiori stagionali, lo spazio dedicato alla realizzazione di soggetti “verdi” con la pratica dell’arte topiaria e l’orto botanico con un percorso interattivo e multimediale in “realtà aumentata”  sul tema del giardino e delle essenze vegetali in un racconto che ci guida tra natura, storia, religione e miti, rappresentano alcuni aspetti che costituiscono la struttura del nuovo parco urbano dove l’idea di potersi riappropriare di spazi verdi, dedicati al tempo libero e alla cura della propria storia e cultura, si sposa ad un rinnovamento produttivo ed occupazionale che abbandona le precedenti attività manifatturiere per dedicarsi alla nuova industria del verde, all’architettura del paesaggio e del giardino, alle attività di servizio per il tempo libero, la cultura, il turismo.

Bosco di San Francesco – Assisi

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